LA FONDAZIONE SBA

La Scuola Beato Angelico, nata a Milano nel 1921 per opera di monsignor Giuseppe Polvara, è tutt'oggi uno dei cantieri più interessanti e prolifici nel rapporto tra la Chiesa e le arti. Nel corso di più di 90 anni di attività, la Scuola, animata dalle due famiglie religiose, maschile e femminile, che la compongono, ha costruito un numero consistente di edifici ecclesiastici, è intervenuta con frequenti adeguamenti liturgici in chiese preesistenti, ha realizzato altari, dipinti, affreschi, mosaici, oggetti per il culto, disseminati per tutta Italia e all'estero. Soprattutto la Scuola, nello scorrere degli anni Istituto d'Arte e Liceo Artistico, ha formato alla vita professionale, umana e cristiana, generazioni di allievi: artisti, architetti, designer, fotografi, professionisti accreditati nel mondo della stampa, dell'editoria, del commercio, della ricerca, molti dei quali oggi riuniti nell'associazione degli ex alunni Alba.

Nata in un periodo di fermento ecclesiale, che vede svilupparsi e affermarsi in Europa altri significativi laboratori di arte sacra, come la Beuroner Kunstschule in Germania e gli Ateliers d'Art Sacré in Francia, la Scuola Beato Angelico si caratterizza al tempo stesso per un ritorno all'originaria ispirazione teologica e liturgica dell'arte cristiana e per una apertura alle tecniche e agli stili moderni. La rivista Arte Cristiana, fondata sempre a Milano qualche anno prima, nel 1913, da monsignor Celso Costantini, e della quale monsignor Polvara sarà, per un trentennio, il direttore, diviene luogo di approfondimento scientifico e cassa di risonanza internazionale per la scuola.

A dettare le linee per un recupero del rapporto con le arti è, in quegli anni, da un lato una visione sintetica dei misteri cristiani, dall’altro la riscoperta del valore e della centralità della liturgia. In quello stesso periodo muove infatti i primi passi il “movimento liturgico” che condurrà alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, con la costituzione Sacrosanctum Concilium. Monsignor Polvara, già in uno scritto del 1932, ben distingueva tra arte intesa in senso generico, arte sacra a soggetto religioso e arte liturgica, espressamente destinata al culto cattolico. L'arte liturgica, potremmo commentare, si propone dunque di dare forma, colore, espressione, nobiltà e bellezza all’azione liturgica: è integralmente riferita alla “funzione”, ai gesti, alle parole, agli attori, ai codici linguistici della preghiera comunitaria. L'arte liturgica non viene dunque ad aggiungersi dall'esterno agli spazi e alle espressioni rituali del culto, per abbellirle, ma ne costituisce il canone interiore ed esteriore, la forma unificata e splendida, nella quale lo spazio cosmico, ecclesiale e teologale convergono: in questo senso essa è lo splendore della forma Christi come si rivela nel mistero pasquale.

L'architettura, la pittura, la scultura e le arti applicate vanno dunque, in questa accezione, concepite come un organismo unitario e organico, come espressione di quell'opera d’arte totale, gesamtkunstwerk, che compare, negli stessi anni, tra i principi basilari del manifesto del Bauhaus: “Formiamo dunque una nuova corporazione di artigiani. […] Impegniamo insieme la nostra volontà, la nostra inventiva, la nostra creatività nella nuova costruzione del futuro, la quale sarà tutto in una sola forma: architettura, scultura e pittura e, da milioni di mani di artigiani, si innalzerà verso il cielo come un simbolo cristallino di una nuova fede che sta sorgendo”.

Analogamente il moltiplicarsi dei laboratori di arti applicate, la compartecipazione delle diverse forme d'arte e la ricerca tenace di una “sola forma”, dettata in questo caso dalla liturgia, animano il lavoro della Scuola Beato Angelico e motivano l’assunzione di cifre stilistiche moderne, come il razionalismo in architettura e il divisionismo in pittura. Possiamo qui riconoscere il tentativo di conferire all'edificio Chiesa una identità stilistica coerente nel suo insieme, una forma popolarmente riconoscibile, generata dalla tradizione, ma al tempo stesso chiaramente funzionale e moderna.

Nella visione di monsignor Polvara all'unità dell'opera corrispondeva una unità di intenti che doveva permeare la Scuola, ispirandosi al modello delle botteghe medievali, nelle quali confluivano le diverse arti e maestri e apprendisti vivevano fianco a fianco, coralmente dediti al comune opus. Ancora oggi la scuola Beato Angelico, pur ricorrendo per alcune lavorazioni specifiche a maestranze esterne, vanta al suo interno la presenza di laboratori altamente specializzati e continua a operare in equipe secondo il principio della scuola bottega, nella quale il lavoro dei singoli rimane virtualmente nascosto, soli Deo gloria, in favore del nome della scuola.

In questo tempo la Scuola Beato Angelico, divenuta Fondazione Scuola Beato Angelico, intende promuovere il senso e le modalità della sua presenza con un progetto complessivo di rilancio della propria opera e, in particolare, delle sue attività produttive, documentarie, formative e culturali. L’apertura al mondo del design, l’auspicio di relazioni amicali con gli artisti, la viva attenzione per le espressioni della contemporaneità si pongono come dimensioni assolutamente feconde per la vitalità di un carisma che, nella fedele custodia delle intuizioni originarie e nella immutata fondamentale destinazione alla coltivazione di un’arte autenticamente liturgica, non teme di perseguire al tempo stesso le vie dell’innovazione.
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© Alessandro Nanni
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